PROLOGO:
poiché non mi piace scrivere per leggermi e capirmi solo io, questo post sarà un po’ teorico ma poiché Lewin è un autore molto spesso più citato che conosciuto ho ritenuto importante offrire qualche informazione in più al nutrito gruppetto di lettori che si sta interessando all’argomento. :-*
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La ricerca di determinismo insita in una interpretazione della motivazione troppo riduttiva paga il prezzo di non saper spiegare la complessità di comportamenti tipici dell’essere umano come soggetto sociale, culturale e alla ricerca di auto-realizzazione. In altre parole, in certi casi, a parità di stimolo o di privazione non si spiegano in modo univoco la varietà di comportamenti messi in atto, adottando solo una prospettiva fisiologica e omeostatica.
Da Elementi teorici per la progettazione dei social network, p.12
E’ per questo che, quando ho letto il documento di Gian e Folletto ho pensato a Lewin e alla sua Teoria del Campo, su cui continuo la mia argomentazione.
1) Ma di che “campo” stiamo parlando, direte voi? 🙂
Il Campo che noi dobbiamo considerare quando conduciamo un’analisi di tipo psicologico è definito da Lewin
SPAZIO DI VITA
=
totalità dei fatti che determinano il comportamento (C) di un individuo in un momento determinato
=
totalità degli eventi possibili
=
Sv =P+A => C=f(P,A)=f(Sv)
Da questo giochetto 🙂 ne deriva che C – ossia il comportamento – è definibile come ogni cambiamento nello Sv che è soggetto a leggi psicologiche.
2) Di che ambiente stiamo parlando?
Secondo Lewin, ogni individuo vive, da un punto di vista psicologico, all’interno di un proprio AMBIENTE COMPORTAMENTISTICO che comprende sia gli oggetti e gli eventi direttamente percepiti (ambiente percettivo), sia le conoscenze assimilate (ambiente cognitivo), sia tutte quelle caratteristiche che ci inducono a comportarci in un certo modo (derivanti dall’esperienza pregressa e dalle speranze, dai timori e dalle aspettative per il futuro).
E’ ovvio quindi che l’ambiente psicologico costituisce qualcosa di molto diverso dall’ambiente fisico, in particolare perché i suoi elementi possiedono qualcosa che gli elementi dell’ambiente fisico non hanno:
una valenza positiva o negativa
=
potere di attrarre o respingere l’individuo, di indurlo a compiere una certa azione o di astenersene
Il valore che un oggetto, una persona una situazione può avere per un individuo è in rapporto con i BISOGNI della personalità interna che possono essere indipendenti da ogni atto volontario (ad es. bisogni ciclici come il dormire o permanenti come l’affetto, la stima, la protezione) o relativi alle condizioni necessarie a soddisfare un bisogno o a un particolare atto di volontà relativo al futuro (per questo definiti quasi bisogni).
Posto ciò mi fermo qui (per fortuna, direte voi) e vado a continuare gli addobbi natalizi, lasciando un prima ipotesi per i progettisti e non di social network:
il lato informatico della progettazione, in questa prospettiva, è quello che definisce e realizza l’ambiente percettivo dell’individuo e quindi può influenzare la forza di attrazione/repulsione verso l’ambiente/l’applicativo, anche a prescindere dalle motivazioni che mi hanno portato ad utilizzarlo.
iamarf
10 dicembre 2007
Densi questi tuoi scritti
io zuccone e ignorante
ma intuisco attinenti
molto attinenti a ciò che immagino
ho cercato
Teoria dinamica della personalità. [Di] Kurt Lewin. A cura di Guido Petter. Firenze, Editrice Universitaria, 1965
ma ridono: non si trova più 😦
magari non ci capisco niente ma chissà …
sai dove potrei trovarlo?
Ho invece trovato
Felicità privata e felicità pubblica, Hirshman
vediamo 🙂
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Maria Grazia
10 dicembre 2007
Ma dai! Zuccone e ignorante tu 🙂 Forse sono io che mi imbarco in discussioni impossibili come è nel mio stile…
Allora… Per quanto riguarda il testo di Lewin ho scoperto che si poteva comprare a 15 euro su e-bay fino a un mesetto fa e che la Giunti lo ha ristampato nel 1997 ma non è disponibile (magari provando con quest’edizione ridono meno :-)). Forse in biblioteca…
Io ho solo parte del libro perché le fotocopie ci furono fornite dal mio prof di “Psicologia dell’educazione”. Se vuoi mandarmi in privato il tuo indirizzo te le posso spedire (insieme magari ai miei fantastici 😉 appunti di studentessa universitaria…).
Per quanto riguarda il magnifico Hirsch, ti consiglio anche “L’economia politica come scienza morale e sociale” a cura di Luca Meldolesi che è una raccolta di saggi su questo autore.
Fammi sapere 🙂
POST SCRIPTUM ehm, magari ti posso scannerizzare il tutto e mandartelo privatamente… Certe volte mi stupisco di quanto sia poco tecnologica quando parlo di carta stampata 😀
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iamarf
12 dicembre 2007
Eh grazie! Aspetta prima di spendere energie, guardo se lo trovo qui.
🙂
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