Ho riflettuto molto in questi giorni se sia giusto o no parlare, scrivere e controbattere a tutte le banalità di
Il dibattito è ormai a livello di discussione-mentre-si-fa-la-fila-al-supermercato. Questo Governo e la sua degna opposizione non riescono a fare di meglio, coerentemente alle iniziative (e alle omissioni) in merito, che hanno caratterizzato le scorse legislature (di entrambi).
Il “buon senso della massaia” è la nostra stella polare in qualsiasi campo. Del resto, chi ha buona memoria ricorderà che, nella passata legislatura del centro-destra, Berlusconi affermò che avrebbero riformato la scuola seguendo i consigli delle proprie mogli…
Tutto questa ipocrisia del citare le cifre del nostro sfacelo (ricordando impudentemente anche quelle della scuola elementare in controtendenza) e poi ritornare al maestro unico per realizzare quasi il 50% del piano di risparmi imposto alla scuola dal decreto legge 112-2008 (e questo scritto da ItaliaOggi che più filo-governativo… non si può!) è l’ennesimo insulto a chi nella scuola ci vive, ci lavora (e ci manda i propri figli).
E allora sarà il caso di dirle due paroline sul futuro della scuola elementare, destinata a “piantarsi” come un motore a cui si innesta la retromarcia in corsa. Bisognerà pure cominciare a tratteggiare gli scenari del prossimo triennio (giusto per cominciare dall’impatto iniziale), in cui i bambini saranno costretti a cambiare le insegnanti di ruolo che già hanno, magari anche più di una volta; in cui docenti che insegnano lo stesso ambito disciplinare da vent’anni dovranno – di colpo – tornare in pista tout-court, inglese compreso (anche se non lo conoscono); in cui le classi lieviteranno a danno della qualità didattica.
C’è molto da dire e bisognerà farlo perché
si ha l’impressione (fondata!) che non si abbia la più pallida idea di che cosa siano l’istituzione scolastica e la storia di questa nel nostro Paese
scrive Cosimo De Nitto ed io concordo con lui e con chi ci ha ricordato, sotto l’ombrellone, che
un Paese che non rispetta la scuola crea una scuola che non rispetta il Paese.
Champ
29 agosto 2008
Oggi Serra su Repubblica esprime un concetto analogo: come può pretendere rispetto e stima dagli studenti una scuola che non ha più il rispetto e la stima dei politici che la reggono?
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Sara
29 agosto 2008
Mia madre è insegnante elementare, molto vicina alla pensione. Insegna dal lontano 1975, quando ancora il tempo pieno non c’era e c’era il doposcuola. Che non era l’allegro ritrovo che qualcuno potrebbe immaginare, ma era un ghetto dove i bambini venivano abbandonati a se stessi per via della carenza di insegnanti. La scuola elementare è l’unica che funziona più o meno bene, oggi. E a me sembra che si stia facendo di tutto per rovinare anche quella, per rendere anche la scuola elementare un posto dove se hai i soldi stai tranquillo perché il pomeriggio vai a casa dalla tata, mentre se la tata non ce l’hai rimani nel ghetto… Tornano i grembiuli per coprire i vestiti firmati o meno, e poi la differenza tra ricchi e poveri viene di nuovo sottolineata dal doposcuola.
Per non parlare poi dei moltissimi posti di insegnante che verranno tagliati. Come se la situazione non fosse già disperata… Tutti credono (e non si sa perché) che se uno sceglie di fare l’insegnante ha un enorme stipendio assicurato a vita, con 3 mesi di ferie all’anno, Natale a casa, Pasqua a a casa, Capodanno a casa. Secondo me la categoria degli insegnanti non va detestata, ma ammirata e incentivata. Gli insegnanti hanno una responsabilità enorme, quella dell’educazione, che vale molto più di mille anni di ferie. La gente tende a scordarsi che TUTTO dipende dagli insegnanti : le cose che impariamo, le nostre passioni, la scelta dell’università e quindi del lavoro. TUTTO. Fare l’insegnante non richiede meno responsabilità che fare il medico, ad esempio : un medico può uccidere o salvare una persona, e anche un insegnante può rovinare una vita o salvarla, in un certo senso.
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