Scoperto via Bibienne blog, vi segnalo questo articolo di Guastavigna, assolutamente imperdibile… 🙂 La mia proposta di bypassare la barriera intergenerazionale sta trovando conferme…
Immagine: Felipe Bachomo
[…] Quando è insegnante, il digital naïf ha poi alcuni comportamenti specifici:
– va ai convegni sulle tecnologie per accertare “che cosa c’è di nuovo”, nel timore che gli sia sfuggito; tira un sospirone di sollievo quando ha la conferma di avere tutto sotto controllo;
– ciclicamente si innamora dell’ultimo gadget professionale (nel passato magari lo scanner, oggi probabilmente la Lavagna Interattiva Multimediale) e pensa che se lo avesse risolverebbe tutti i suoi problemi didattici;
– appena si imbatte in una novità hardware e/o software, immediatamente cerca il modo di “sperimentarne le potenzialità” con i suoi allievi;
– non coglie la contraddizione tra gli scenari descritti e le intenzioni annunciate dall’amministrazione scolastica in occasione delle annuali parate sulle tecnologie e il disinvestimento sulla scuola operato dalla stessa;
– pensa che se tutti usassero le tecnologie come lui/lei la scuola sarebbe molto diversa;
– rifugge dalla teoria perché ciò che importa davvero è la pratica quotidiana;
– se partecipa ad iniziative di formazione a distanza su piattaforma e-learning, legge superficialmente il materiale di studio, perché “ciò che conta sono i forum dove si scambiano le esperienze tra colleghi”.
gian francesco
3 Maggio 2009
Mi ritrovo in almeno un paio dei comportamenti descritti. Non so se devo vergognarmene e riflettere o fregarmene. In fondo nel mondo digitale siamo tutti apprendisti, nativi e immigrati. Non essendoci però l’esperto, l’artigiano, il maestro a guidarci e correggerci, siamo costretti a darci una mano tra noi. Sbagliando.
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Maria Grazia
4 Maggio 2009
E mica solo sbagliando… 🙂 Io sono perfettamente d’accordo con te che siamo un po’ di tutto insieme, soprattutto noi nativi-analogici-più-digitali-dei-nativi-digitali 😀
Forse, per chi ci fa formazione con le nuove tecnologie (ma è ancora il caso di chiamarle così?), il problema si pone se queste diventano il fine per appagare il proprio ego personale/professionale invece che il mezzo per realizzare più adeguatamente un processo complesso come quello formativo.
E ciò non significa che non siamo liberi di fare quello che ci pare e di gigionare in Rete esattamente come fanno i nostri studenti o di andare dietro all’ultimo gadget tecnologico… 🙂 Piuttosto mi preoccupa vedere alcuni docenti che inseguono continuamente la novità-a-tutti-i-costi per essere sempre i primi della classe.
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