Non ho molto termpo per scrivere (e nei prossimi giorni ne avrò ancora meno) ma Antonio Fini e Gianni Marconato hanno rilanciato in tema di “nativi digitali”. La prima volta che mi sono trovata a riflettere su una differenza di approccio generazionale, è stato in occasione del progetto “Non basta un CD-ROM“, in cui mi occupavo della cosiddetta alfabetizzazione informatica di bambini di prima e seconda classe.
Fino a quel momento, le mie esperienze di formazione in campo informatico avevano riguardato gli adulti, soprattutto quando mi occupavo di Cobol, Basic ed MSDOS e lavoravo in una società che faceva corsi a diversi livelli. I personaggi che arrivavano erano i più diversi ma avevo notato che – soprattutto i novellini un po’ stagionati – erano molto impacciati con il PC e si rivolgevano alla macchina come se potesse rispondere. Insomma, un atteggiamento che Piaget avrebbe definito da pensiero magico.
Quando mi ritrovai per la prima volta ad insegnare a bambini di 5 o 6 anni, la mia ipotesi iniziale era che anche con loro avrei dovuto affrontare una paura simile ed è anche per questo che avevo previsto un brain-storming iniziale. Ovviamente mi sono dovuta ricredere immediatamente e – soprattutto – constatare che i bambini avevano le idee molto più chiare dei loro genitori su come funzionava quella macchina. E non si rivolgevano mai a “lei” nel tentativo di evitare qualche catastrofe. Erano, insomma, più rilassati nell’usare il PC. Nonostante gli anni passati, spesso continuo a constatare questo differente grado di disinvoltura tra adulti e bambini/ragazzi ed ogni volta che mi capita di pensarci, mi ritorno a chiedere: chi ha paura del computer?
1) Cos’è il computer?
-Un tipo di macchina fotografica (Marinella) -Un oggetto elettronico (Mariaclaudia) -E’come una televisione (Ester) -Un oggetto elettronico che sa fare tante cose (Cina)
2) Perché c’è qualcuno che ha paura del computer?
-Perché può scoppiare se si usa troppo (Ferdinando) -Perché può esplodere e ricomprarlo costa (Luca) -A me si è rotto un computer piccolo e ora papà non sa dove comprarlo (Daniela) -Se faccio una cosa di scuola e schiaccio un pulsante si perdono le cose che ha fatto papà (Cina)
3) Come si supera la paura?
-Bisogna vedere se è vero quello che si pensa (Marco) -Se si rompe lo si può riparare (Daniela) -Si può superare la paura provando se è giustificata:spingi i tasti e lo saprai (Arianna) -Si può chiedere ai genitori o alle maestre di aiutarci (Cina) -Ci si può rivolgere ad un esperto che ti fa passare la paura perché ti dà spiegazioni (Sabrina)
4) I grandi hanno paura del computer?
-Alcuni grandi hanno paura perché il pc è molto delicato e se si rompe non possono fare le ricerche che le insegnanti danno (Domenico) -Hanno paura che i figli installino troppi giochi (Luca) -I grandi temono che i bambini dispettosi possano tagliare i fili (Ettore) -C’è una differenza tra noi e i grandi: noi abbiamo voglia di imparare,invece loro hanno dei problemi: riunioni,impegni (Marinella) -Quando mio padre è andato all’Ilva,doveva usare il computer e non sapeva farlo, perciò aveva paura (Ferdinando)
gianni marconato
6 marzo 2011
MG, giusto per mandare avanti la riflessione, certo che non si esaurirà presto, a proposito della differenza tra ragazzi e adulti negli approcci al pc, proviamo ad introdurre la dimensione del transfer negativo? Alcune cose che sai potrebbero ostacolarti l’apprendimento di una certa cosa mentre se non le sapessi sareti maggiormente facilitato nell’apprendimento. Un adulto che padroneggia tanti strumenti e possiede un ampio repertorio di pratiche potrebbe essere osatclato ad apprendere nuovi strumentie nuove partiche perchè tende a guardare al nuovo nei termini del vecchio. Un ragazzino con un “patrimonio” più limitato si approccia al nuovo a mente sgombra di ostacoli, vecchie pratiche, atteggiamenti. Un fatto naturale e che nulla ha a che vedere con il digitale
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Maria Grazia
6 marzo 2011
Allora… Chi si occupa di educazione degli adulti sa che questi hanno strategie conoscitive e di approccio alla realtà circostante più strutturate e stabili di chi adulto non è. Spesso cito Duccio Demetrio in riferimento alla identità cognitiva e professionale di ognuno di noi, che costa fatica modificare e – soprattutto – che si accetta di cambiare solo di fronte ad un obiettivo che ci è ben chiaro, ad un “guadagno” in termini identitari. [continua, spero più tardi]
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Maria
11 marzo 2011
Io non ho paura del computer, anzi mi entusiasma imparare sempre di più ad usarlo, come sto facendo ultimamente; ma ammetto che bisogna aggiornarsi continuamente. Ad esempio ho inviato un video e non ricordavo che fosse così ingombrante, sicuramente quando la persona interessata scaricherà la posta mi sentirò fischiare le orecchie! Speriamo che non abbia ricevuto molte email!
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