Ieri mi sono “affacciata” nell’aula virtuale di Andreas per una prima conoscenza con la nuova blogoclasse. Mi riservo di buttare giù qualche impressione in un post successivo, ma le riflessioni che si sono incrociate hanno spalancato anche a me la soffitta dei ricordi, come ha scritto Andreas.
Vi riporto allora qui uno stralcio di un post (con video annesso) scritto nel corso di una appassionata discussione relativa al Manifesto degli insegnanti. Non la ricordavo più… 🙂
E l’amarezza ti lascia in bocca un sapore metallico e torni indietro con il pensiero all’entusiasmo degli inizi (parlo del 1997 e sembra una vita!) in cui eravamo convinte che la scuola primaria fosse l’avamposto di un cambiamento che avrebbe gradualmente coinvolto tutti gli altri gradi di scuola sotto il segno del lavoro di team, della condivisione delle conoscenze, degli spazi interdisciplinari, della ricerca continua…
Certo, non tutte ci credevano o erano contente di questo cambiamento ma si confidava nel ricambio generazionale. Come è andata è sotto gli occhi di tutti: la nuova generazione di maestre è cresciuta all’ombra della Moratti e noi siamo rimaste in mezzo. Sono tornati la “mia” classe, i “miei” voti, le “mie” ore e via dicendo. Mio, mio, mio, mio così nessuno può “sindacare” sui fatti “tuoi”. E le maestre sono state ricacciate dietro ai quaderni a righe e a quadretti, le cantilene a memoria, la solitudine di una “cattedra minore”. Tutti gli approfondimenti, le nuove competenze, gli aggiornamenti pagati di tasca propria gettati nel cestino per soddisfare il frustrato di turno chiamato alla corte del MIUR a ridisegnare la scuola “che è stata” e sancire la superiorità di chi ha diritto a chiamarsi prof e chi no. Ma io preferisco l’appellativo di maestra. Non mi offende.
Andreas
24 novembre 2011
In una società veramente civile, ancora molto lontana, ammesso che vi si debbano riconoscere “gradini”, direi piuttosto di no, comunque ammesso che vi si debbano riconoscere, maestre e maestri elementari, starebbero su quello più alto di tutti. Lo so che il lessico è cambiato, ma io uso quello vecchio, perché i cambiamenti mi paiono alla fine ipocriti, e non ci sarebbe bisogno di modificare il lessico per dare il posto giusto a chi fa cose importanti per la salute e il futuro della società.
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Maria Grazia
24 novembre 2011
concordo con le ipocrisie del lessico
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