Il 2 aprile delle famiglie “fatate”…

Posted on 29 marzo 2014

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L’anno scorso scrivevo:

C’è chi, in casa, una lampadina blu ce l’ha accesa sempre. Non solo oggi, che è 2 aprile, giornata dedicata alla sensibilizzazione e all’informazione circa la condizione delle persone autistiche e, indirettamente, delle loro famiglie…
Sicuramente c’è bisogno di spazi di ascolto e di riconoscimento di una condizione specifica di genitori che è peculiare e può mettere a dura prova: molto di più di ciò che mostriamo e abbiamo il pudore di far vedere…

fata che vola con un bambino sulle spalle

Quest’anno ho deciso di essere più incisiva sull’argomento e  per questo ho proposto un incontro aperto di riflessione e confronto. Se tutto andrà come deve, ci sarà anche lo streaming. Che siate coinvolti o no, mi piacerebbe partecipaste e/o mi aiutaste a diffondere la notizia 🙂

Qui sotto, qualche riga di presentazione dell’intervento.
La famiglia “fatata” ovvero quando arriva il figlio che non ti aspetti

Jim Sinclair, autistico e attivista per i diritti delle persone autistiche, in una lettera aperta dal titolo “Non piangete per noi” afferma:

“I genitori spesso riferiscono come l’apprendere che il loro bambino è autistico sia la cosa più traumatica che gli sia mai successa.
Le persone non autistiche vedono l´autismo come una grande tragedia, e ai genitori questa esperienza genera delusione e dolore in tutte le fasi dello sviluppo del bambino, e del ciclo di vita della famiglia.
Ma questo dolore non deriva dall´autismo del bambino in sè. Si tratta di dolore per la perdita del bambino normale in cui i genitori avevano sperato e che avrebbero dovuto avere.
Gli atteggiamenti e le aspettative dei genitori, e le discrepanze tra ciò che si aspettano i genitori dai bambini a una particolare età e di sviluppo dei propri figli, causa più stress ed angoscia che le difficoltà pratiche della vita con una persona autistica…
Quindi, quando un genitore dice, “Vorrei che mio figlio non avesse l´autismo”, quello che realmente dice è, “vorrei che il bambino autistico che ho non esistesse, e al suo posto avessi un bambino differente (non-autistico)”.

Curiosamente, con questa affermazione, Sinclair dà ragione alla minuziosa analisi del linguaggio dei racconti di Alfred e Francoise Brauner alla ricerca delle tracce della disabilità mentale infantile rinvenibili nelle fiabe e nelle leggende popolari. Il changeling, lo scambio dei bambini in culla ad opera di creature fatate, riecheggia nuovamente come condizione esistenziale di quei genitori che scoprono all’improvviso che il bambino o la bambina che aspettavano, immaginavano, prefiguravano non c’è più.

Un’esperienza comune a tutti i genitori con un figlio con disabilità che, nella condizione dello spettro autistico, assume connotazioni particolari e uniche a causa dell’iniziale “estraneità” reciproca e dello smarrimento angoscioso causato dal venir meno di tutto ciò che fino a quel momento sapevamo sull’essere genitori.
Le reazioni sono diverse. C’è chi, in cuor suo, continua a cercare il figlio perduto, chi fa suo quello “sostituito”, chi tenta di farlo assomigliare il più possibile a ciò che sarebbe dovuto essere. Non esiste il giusto o lo sbagliato. Esistono le storie, le voci, le esistenze di madri e padri che cercano la propria via attraverso quella dei loro figli.

A queste voci e a queste esistenze è dedicato il seminario, che sarà corredato di letture e filmati documentali.

Immagine: Arthur Rackham – 1908

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