Animatori (digitali e non)…

Posted on 27 novembre 2015

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In questi giorni è un gran parlare di “animatori digitali” (figure previste dal PNSD e individuate dal DS) il cui ambito di competenza risulta essere vastissimo. Io sono una di quelle che sta osservando e soppesando, considerato che – ufficiosamente e non – già do il mio contributo a diversi interventi che toccano trasversalmente le tre (vastissime, ripeto) aree di competenza di questa figura.

Molti sono gli aspetti da chiarire circa le modalità e le condizioni grazie a cui delineare e implementare un progetto così capillare che, a fronte di obiettivi macro-sistemici, deve fare i conti con realtà scolastiche diverse tra loro anche all’interno dello stesso Istituto Comprensivo. Per chi, come me, è da sempre stata “dentro” i processi di innovazione “anche” tramite il digitale, è comunque difficile rimanere indifferente…

Due sono però gli aspetti su cui sto riflettendo maggiormente:

1) le competenze che dovrebbero essere alla base della scelta di questa figura;
2) la formazione a questa dedicata.

Il profilo dell’ad prevede…

FORMAZIONE INTERNA: stimolare la formazione interna alla scuola negli ambiti del PNSD, attraverso l’organizzazione di laboratori formativi (senza essere necessariamente un formatore), favorendo l’animazione e la partecipazione di tutta la comunità scolastica alle attività formative, come ad esempio quelle organizzate attraverso gli snodi formativi.

COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITA’ SCOLASTICA: favorire la partecipazione e stimolare il protagonismo degli studenti nell’organizzazione di workshop e altre attività, anche strutturate, sui temi del PNSD, anche attraverso momenti formativi aperti alle famiglie e ad altri attori del territorio, per la realizzazione di una cultura digitale condivisa.

CREAZIONE DI SOLUZIONI INNOVATIVE: individuare soluzioni metodologiche e tecnologiche sostenibili da diffondere all’interno degli ambienti della scuola (es. uso di particolari strumenti per la didattica di cui la scuola si è dotata; la pratica di una metodologia comune; informazione su innovazioni esistenti in altre scuole; un laboratorio di coding per tutti gli studenti), coerenti con l’analisi dei fabbisogni della scuola stessa, anche in sinergia con attività di assistenza tecnica condotta da altre figure.

E’ intuitivo che nessun corso di formazione potrà mai dare le basi per fare tutto questo se non sono già state “guadagnate sul campo” ma, soprattutto, potrà fornire quelle competenze relazionali (prima ancora che organizzative) necessarie a coinvolgere tutti i protagonisti della comunità scolastica. E il peso della capacità di mediazione sarà notevole, a mio parere, nel successo di qualsiasi azione innovativa intrapresa, tenendo conto anche delle diverse aspettative con cui si avrà a che fare. Questo è un aspetto che andrebbe valutato attentamente da chi pensa di accettare l’incarico, secondo me.

Accanto a docenti con una certa esperienza e preparazione in questo campo, troveremo anche docenti che non lo sono (non è detto che un DS, anche con tutte le buone intenzioni, abbia la possibilità di scegliere un docente “con spiccate capacità organizzative” ma si debba piuttosto accontentare di chi è disponibile) e che avranno bisogno di una formazione ben diversa dai primi.

Personalmente, mi spaventa molto l’idea di dover perdere tempo a sciropparmi slide su slide di cose che conosco o che vorrei sperimentare (invece di leggere). La formazione rivolta ai docenti è sempre stata deficitaria da questo punto di vista anche quando si è ammantata (e si ammanta) di altisonanti sigle “innovative per definizione”.

A fronte di questo (e di molto altro), leggo discussioni e documenti, ipotizzo strumenti e “traiettorie” per l’analisi dei bisogni, rifletto sui costi-benefici individuali, professionali e sistemici… Non sia mai detto che i miei neuroni abbiano un attimo di calma! 😉 Vedremo cosa salterà fuori.

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