Immaginare le situazioni formative

Posted on 19 marzo 2008

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Usare un LMS porta a disegnare un corso on-line che replica lezioni, discussioni, quiz ed altro che si trova in un’aula tradizionale. L’uso di un LMS limita il pensiero dei progettisti e degli sviluppatori degli ambienti di apprendimento alla riproposizione di attività accademiche tradizionali.

Sì, sono d’accordo con Gianni Marconato e aggiungerei anche qualche nota prettamente relazionale…

Lunedì sono intervenuta a lezione per spiegare agli studenti i motivi per cui l’esame di Letteratura Latina è stato articolato secondo una formula blended, attraverso l’utilizzo dei blog per integrare e sostenere le attività in presenza.

Per farlo sono partita dall’osservazione dell’aula in cui ci trovavamo: c’era una cattedra su una pedana e c’erano dei banchi che, pur non essendo “inchiodati” al pavimento (come in altre aule) difficilmente avrebbero permesso una disposizione degli studenti che non fosse “frontale”.

Il tipo di comunicazione didattica “suggerita” dal contesto era ben chiara: io parlo, voi ascoltate.

L’asimmetria della relazione formativa, il “surplus di conoscenza” che distingue il formatore dai formandi, il “potere” che l’accompagna, sono tutti elementi rimarcati dalla posizione fisica dei componenti del gruppo.

A pensarci bene (non l’ho detto ma l’aggiungo adesso), spesso la stessa scelta dello studente di mettersi al primo banco, ad esempio, è una dichiarazione inconsapevole di intenti 🙂

Per aprire la comunicazione didattica alla relazione formativa, al pensiero dell’altro in un contesto in cui (anche quando ci dovessero essere spazi adeguati) il numero degli studenti e il tempo a disposizione rendono complicata una relazione più umana, occorre trovare altre strade, altri spazi, altri tempi.

E’ questo che vorremmo fare io e la docente con questi blog.

Ma la scommessa non è facile. L’insegnamento tradizionale, frontale, trasmissivo (che spesso proprio in ambito universitario rivela le sue teche più preziose) ha un potere non indifferente.

La passività a cui induce, pur frustrante dal punto di vista dell’identità personale, presenta i suoi vantaggi, anche per lo studente: perché sforzarsi di nuotare se c’è qualcuno che ti traina verso la meta prestabilita?

E questa è la “sirena” più pericolosa perché induce ad una passività intellettiva, uccide la curiosità, ci forma come cittadini indifferenti/rassegnati al mondo costruito da altri.

Ma un altro mondo deve sempre essere possibile. Un’altra formazione deve essere sempre possibile.

Gareth Morgan ci ricorda che bisogna accettare il paradosso secondo cui la realtà è contemporaneamente soggettiva e oggettiva in quanto ci impegniamo in realtà oggettive in maniera soggettiva, mai dimentichi però che organizziamo nello stesso modo in cui immaginiamo ed è sempre possibile immaginare in modo diverso.

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