Stamattina alle 6.00 sono tornata da Milano. Con un ardimentoso copia-incolla di treni e aerei, ho cominciato a seguire il programma di formazione [pdf] organizzato dal Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa, che ho scoperto a novembre scorso con il workshop sulla costruzione degli IN-Book.
La Comunicazione Aumentativa Alternativa – si legge nel depliant dell’introduzione che ho seguito ieri – rappresenta un’area della pratica clinica che cerca di compensare la disabilità temporanea o permanente di individui con bisogni comunicativi complessi [per maggiori approfondimenti, vedi qui].
Essa utilizza tutte le competenze comunicative dell’individuo, includendo le vocalizzazioni o il linguaggio verbale residuo, i gesti, i segni, la comunicazione con ausili e la tecnologia avanzata. L’espansione delle indicazioni all’intervento, che attualmente includono non solo le patologie motorie ma anche autismo, ritardo mentale, sindromi genetiche, disfasia grave, malattie progressive e altro, ha determinato negli ultimi anni un notevole incremento dell’interesse degli operatori e delle famiglie.
La frequente multiproblematicità della casistica rende inoltre necessaria la continua interazione di competenze professionali diverse in un quadro globale complesso ed articolato, poiché l’intervento non si rivolge soltanto al bambino ma anche a tutte le persone che interagiscono con lui, in un ottica di progressiva assunzione di competenze da parte del contesto di vita che possa così soddisfare nel tempo i bisogni comunicativi in continuo cambiamento del bambino.
Noi dell’officina 😉 abbiamo cominciato già a modificare in questa direzione il contesto di vita del piccolino (inteso quindi come ASL-Scuola-Casa) grazie alla guida e alle indicazioni del dott. Damiani ma ci piacerebbe mettere le mani anche alla costruzione dei libri che, soprattutto nella scuola dell’infanzia (dove tutti i bambini non sanno leggere), hanno delle potenzialità inclusive uniche e peculiari. Occorre infatti tener presente che, come la storia della didattica speciale insegna, strumenti e metodologie inizialmente messi a punto per esigenze particolari, si sono rivelati un salto di qualità per la didattica in generale.
La dott.ssa Cosentino, a cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti e complimenti per la capacità di spiegare ed esemplificare anche i concetti più complessi, sottolineava anche ieri come questi libri si siano rilevati utili, ad esempio, per i bambini extracomunitari (per tacere dei loro genitori). Dal canto mio, pensavo ai certi quartieri deprivati, in cui l’utilizzo di un sistema di simboli in fase di letto-scrittura potrebbe essere particolarmente utile…
Insomma, diciamo che la cosa mi interessa sia come docente, sia come genitore però c’è anche qualcosa in più. A me piacerebbe che iniziative di formazione gratuita di questo genere ci fossero anche da queste parti dello Stivale. Non tutti i genitori possono formarsi da soli o affrontare la spesa e l’impegno di andare su e giù per l’Italia. Lo stesso vale per docenti e professionisti della cura a vario titolo, a prescindere dalla loro buona volontà.
Allora potremmo cominciare a contarci e a formarci per poi provare ad inventarci qualcosa per reperire anche un minimo di altre risorse oltre quelle umane… La butto lì. Non si sa mai che qualche idea di cui ogni tanto si chiacchiera 😉 prenda, prima o poi, forma..
Nel frattempo, vi segnalo che tutte le slides presentate negli incontri di formazione le trovate a disposizione nel sito del centro e che, nello stesso sito, trovate le indicazioni per iscriversi alla mailing list e rimanere aggiornati sulle iniziative in merito. Io, nel frattempo, vi lascio con il video dell’incontro introduttivo e la voce di Antonella Costantino che, come si legge in calce al video stesso su Vimeo,
vuole rompere il pregiudizio sulla disabilità comunicativa.
Propone possibili strategie di intervento che hanno come destinatario principale il contesto della persona con disabilità e della sua famiglia.
Promuove l’attivazione di tutte le risorse di questo contesto, formali e informali, che nel tempo divengono importanti facilitatori di comunicazione.
L’introduzione è tipicamente proposta in sessioni dal vivo, dove lo scambio fra le persone è più naturale.
Il video non intende sostituire questo scambio, ma solo favorirlo per le situazioni dove l’incontro faccia a faccia è più difficile.
Buona visione!
Gianni Marconato
20 gennaio 2012
Mi fa piacere sapere l’esistenza di questi approcci. Grazie per avermeli fatti scoprire
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Maria Grazia
20 gennaio 2012
Grazie a te. Quando c’è formazione gratuita di alta qualità è un dovere diffondere. 🙂
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Stefania
20 gennaio 2012
un dubbio, anche a me avevano parlato della CCA x Davide, ho sempre aspettato e lui ora sta iniziando a leggere in STAMPATO MAIUSCOLO (sillabato perchè abbiamo usato il fonosillabico) e da qualche mese riconosce lo stampato minuscolo…. che fare? Ho sempre conisderato la CCA utile per i bambini non verbali o non in grado di leggere …. Ci provo? Aspetto ancora, boh! Un consiglio spassionato??? (Davide ha 8 anni, è nato con agenesia corpo calloso, microcefalia, ritardo cognitivo lieve e di linguaggio)….. grazie!
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Maria Grazia
20 gennaio 2012
Cara Stefania,
distinguiamo subito i due aspetti: quello della comunicazione nella sua globalità, ossia
e l’acquisizione del codice scritto.
A prescindere dalla CAA, come docente sottolineo l’importanza di non cambiare mai in corsa il metodo di insegnamento mentre il bambino impara a leggere e scrivere. E questo vale per tutti i bambini, con o senza bisogni speciali. Tuo figlio sta imparando: dagli tempo. Le mie ipotesi sulla letto-scrittura sono ancora tali perché non ho ancora approfondito l’argomento teoricamente né praticamente, anche se ci sono docenti che usano i PCS per tradurre i testi per bambini che non sanno leggere l’alfabetico o comunicano esclusivamente con questi codici simbolici, che vanno considerati vere e proprie “lingue”.
Posto che un intervento di CAA è un abito su misura che si cuce in modo collaborativo :-), potrebbe essere però interessante supportarlo nell’apprendimento con la lettura di libri ad alta voce da parte dell’adulto. Se dedichi un po’ di tempo all’ascolto del video, troverai ottime ragioni per farlo.
Ti consiglio però di farti affiancare e guidare, almeno inizialmente, da qualche professionista in questo campo. Non è un intervento che si improvvisa ma io credo che valga la pena provarci. Io/noi ci sto/stiamo provando 🙂 Altrimenti non aggiungerei stress a stress con questo sbattone su e giù per l’Italia. Poi fammi sapere cosa hai deciso. Ciao!
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Stefania
20 gennaio 2012
grazie, hai espresso come docente quanto io da sempre sostengo come genitore. Davide purtroppo ha cambiato un’infinità di terapiste e ognuna dice la sua, la precedente viste le difficoltà di letto-scrittura mi cosigliò la CAA. Io ho latitato, poi è cambiata la logopedista e io nel frattempo avevo provato un software (Symwriter) e anche il Superquaderno che affianca scrittura, rilettura con reader e simbolizzazione del testo.
Io leggo libri a Davide ad alta voce da quando ha un anno (ora ne ha 8) adesso faccio leggere a lui il titolo o alcune parole, a volte rileggiamo lo stesso libro alcune volte, quando a lui piace particolarmente (io poi lavoro in Mondadori e ho la libreria piena di splendidi libri). Grazie dei preziosi consigli, hanno rafforzato il mio pensiero. Davide ha sempre avuto grande forza e testartaggine, tutto a suo tempo. Notte, Stefania
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sempreconnessa
21 gennaio 2012
Ti ringrazio e…condivido! :-
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