Tra fiocchi, rotoli e fusi: istantanee del declino del sistema scuola

Posted on 12 aprile 2010

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Mentre qualcuno srotola carta igienica per urlare al mondo l’inesorabile smantellamento del sistema pubblico di istruzione, qualcun altro appende fiocchi rosa alla porta di un ministero (sembra che gli stranieri si siano fermati a fotografare questo inedito omaggio tutto italiota…) per la nascita della pargola che voci autorevoli dicono essere stata battezzata Emma in onore della principessa regnante di Confindustria.

‘Ed in effetti, la simpatica battuta ha in sè un certo fondo di verità per chi, come me, segue e studia da anni il disegno riformatore che – inesorabilmente – sta prendendo vita in maniera sempre più concreta sotto i nostri occhi.

Pochi hanno letto il visionario Libro Verde della Pubblica Istruzione, testimonianza e manifesto della riforma berlingueriana che, nei fatti, ha aperto la breccia che ha permesso alla Moratti (e a chi l’ha seguita) l’attualizzazione delle più fosche previsioni che, Calamandrei, delineò magistralmente nel 1950 al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale.

Se qualcuno se lo fosse perso, ho recuperato tramite la fantastica WayBack Machine il volantino del meeting del 7 dicembre 2000 di  “Scuola libera!”, in cui è particolarmente interessante scorgere in calce – tra le firme di adesione agli obiettivi del movimento – anche quella dell’allora ministro Moratti. Anche in questo caso sembra non ci fosse conflitto d’interessi. Consiglio, in particolare, le considerazioni sul licenziamento degli insegnanti che, oggi, forse, sembrano molto meno peregrine di allora…

In questa lunga parabola, sembra quindi concretizzarsi quella trasformazione di un diritto in un servizio a domanda, di cui parla Marco Piemontese in un articolo utile soprattutto alle belle addormentate che ancora non riescono a vedere oltre il limite della loro cattedra.

L’introduzione del cosiddetto “maestro unico” prospetta una scuola che intende garantire il minimo – leggere, scrivere e far di conto –  e che offre tutto il resto a pagamento come una qualsiasi altra “agenzia formativa” presente sul territorio. Il diritto allo studio viene ridimensionato e quel che non viene più offerto si trasforma in servizio a domanda. Vuoi l’inglese, i laboratori o il tempo pieno? Non ci sono problemi, basta pagare. Questo è ciò che accade nelle scuole private: paghi una retta base e poi tutti gli extra sono a parte.

Questa sì che è libertà! Però a qualcuno non dispiace, soprattutto se – come succede in Lombardia – l’80% delle risorse della scuola pubblica viene girato a favore dei bisognosi che frequentano le private (scarica il rapporto 2009 in formato pdf).

Ma- anche se nel manifesto Scuola libera! anche Confindustria era ben rappresentata – sembra però che la furia risparmiatrice riformatrice della neo-mamma e quella anti-pedagogica dei suoi zelanti teorici (primo fra tutti, il prof. Israel) stia andando in collisione anche con la più pragmatica vision degli industriali che all’Education ci tengono. 😉

E mentre sul blog di Marconato si scatenava “un serrato confronto” tra

Alessandro Marinelli seguace del pensiero e dell’azione di Israel, ideologo della così detta “riforma Gelmini” della scuola, “intellettuale”  di riferimento della  destra

e un nutrito gruppo di insegnanti… di altro pensiero [qui un riassunto della corposa discussione], Claudio Gentili (responsabile Education di Confindustria) ha accusato il nuovo vate dell’antipedagogia italiana di straparlare (°_°) e di voler tornare ai tempi in cui Berta filava (^_^), rinunciando alla più avanzate teorie della migliore ricerca pedagogica internazionale.

Il tutto ha provocato – si legge su Tuttoscuola – la furiosa reazione dell’esimio professore che ha ovviamente difeso Berta e il suo fuso, con grande imbarazzo di Max Bruschi, coordinatore della “cabina di regia”. Insomma, sembra che la scuola di stampo pre-unitario che ci stanno preparando non piaccia/serva neanche a Confindustria. Il che fa pensare…

😉

Update: sperando che il link si legga, qui il contrordine di scuderia dopo la fuga di notizie testimoniata da Tuttoscuola, a cui aveva già risposto il vate dell’antipedagogismo…