Venire a far ricerca in Puglia, Puglia, Puglia…

Posted on 6 ottobre 2008

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Ringraziando l’autore per il suo assenso alla pubblicazione, vi “giro” questa mail di Gianfranco Pazienza dell’Università di Foggia. Buona lettura.

Sono convinto che il percorso di stabilizzazione dei precari sia costituzionalmente ineccepibile, come vuole precisare Brunetta dopo il suo emendamento.
Una precisazione inutile almeno all’interno del CNR, dove con l’aiuto della mobilitazione sindacale e l’intesa con il Governo Prodi, questa procedura è inattaccabile sul profilo costituzionale delle norme
concorsuali, sia del rispetto dei patti di stabilità e di razionalizzazione delle risorse economiche dell’Ente.

Il punto è e resta un’altro: al Governo del Paese ci sono persone in carne ed ossa le cui fortune (almeno in parte) sono state concretizzate facendo a meno di ricerca e scuola pubblica.
Loro vivono in una dimensione assolutamente parallela alla vita quotidiana dei comuni mortali, cittadini italiani, che pure li hanno votati dando la maggioranza a questo Governo marziano (fascisti su marte! per parafrasare Carlo Guzzanti) che ci ha invaso.

Le loro persone, che siedono in parlamento in qualità di casta, hanno bisogno di inviare i propri figli alla scuola pubblica italiana? Non credo proprio. Quanti di loro mandano i propri figli alle scuole private? e possono permettersi percorsi di studio personalizzati e/o acquisti di titoli di studio? Quanti di loro, nelle loro imprese – ora prede della speculazione finanziaria mondiale e delle banche cui avevano affidate le loro immense risorse e (forse) i guadagni dell’evasione – quanti parlamentari e i loro imprenditori elettori investono in ricerca e sviluppo? Pochi, visto il declino industriale che ci affligge.

Considerando poi che la percentuale di laureati in Italia non supera il 7,5% della popolazione (fanalino di coda dei trenta paesi più sviluppati); percentuale che non rassicura neppure considerando il pullulare di lauree brevi, cosa vogliamo spuntare con questa percentuale minima del sistema elettorale a cui si rivolge il Presidente del Consiglio, Cavaliere di tutte le forme e i mezzi di persuasione  mediatica di massa?

Il Paese Italia purtroppo non ragiona come ha fatto il Governo Regionale pugliese di Nichi Vendola, che ha investito in formazione post laurea, finanziando borse di studio anche all’estero per “bollenti spiriti”, con il patto di solidarietà di ritornare, con i propri talenti, al servizio dello sviluppo della nostra regione. Oppure di come sta finanziando la formazione post laurea presso le imprese che operano in Puglia, per fornire all’impresa stessa, trasferimento di conoscenze e di innovazione
tecnologia, con l’assunzione di quel lavoro competente appena formato.

Oppure di come riusciamo, nel mondo della ricerca in cui opero (Ismar -CNR di Lesina), a fare ricerca utilizzando i fondi POR per sostenere i servizi alle imprese, della pesca anche. Nel periodo 2003 – 2007 con il POR Puglia abbiamo partecipato a progetti utilizzando fondi per non meno di due milioni e cinquecento mila euro; e con queste risorse formate alcune decine di giovani laureati e ricercatori, poi dispersi. Ciò accade perchè chi ci governa in Italia non crede molto al capitele umano formato, né alla ricerca, né al lavoro competente.

Per questo suggerisco, a cominciare dall’attacco alla stabilizzazione dei precari prevista nel CNR e nell’Università di non abbassare le difese della mobilitazione. Come ha già fatto ieri il Rettore eletto
all’Università di Foggia, professore Giuliano Volpe, all’iniziativa di ateneo con altri rappresentanti di Università pugliesi, alla presenza dell’assessore alla formazione Marco Barbieri. E’ importante prendere posizione, lo facciano i direttori di istituto e i responsabili di sede, i ricercatori più quotati sul piano scientifico internazionale.

Lo facciano soprattutto tutti quelli che hanno scelto nelle urne questo governo Berlusconi, si rechino per primi loro, presso i partiti e i parlamentari di riferimento, a chiedere conto di una scelta suicida per il Paese: quella di fare a meno del proprio patrimonio di scuola, formazione e ricerca.

Senza saperi e senza competenze, l’Italia non potrà mai e poi mai recuperare i suoi ritardi drammatici. Quello a cui i governanti pensano è un Paese morto e depresso, che ha perso il buon gusto di sorridere e di crescere sano. Loro vivono in ben altre ville.

Gianfranco Pazienza
(Dottorato Uomo&Ambiente XXIII ciclo)