E’ stata la prima chiavetta USB regalata ad Aurora all’inizio della scuola media. Era destinata a fare da ponte tra casa e scuola, a “traghettare” mappe, slide e immagini, a inaugurare percorsi e spazi cognitivi condivisi… Come ogni chiavetta di questa casa è andata persa ed è stata ritrovata un’infinità di volte, continuando a funzionare anche dopo la rocambolesca avventura del lavaggio in lavatrice. E’ solo una “memoria di massa” ma in realtà è molto di più.
E’ un coacervo di vite, di progetti, di fatiche, di speranze e delusioni. E’ la memoria di un cammino fatto insieme, mano nella mano, testa contro testa, da cui è partita la mia ricerca sulle mappe e sul loro essere “testo distribuito nello spazio” e, per questo, percettivamente più accessibile del testo lineare. Le date di salvataggio dei file mi aiutano a ricostruire i tempi e le occasioni, mostrandomi la crescita, il cambiamento, la ricerca del passo successivo.
Criteri di leggibilità, forma e contenuto, riflessioni sui testi digitali e la loro “identità” si aggiungono a un percorso che affonda le sue radici nella mia ricerca continua di mediatori comunicativi per i miei figli, che arricchisce il dispositivo di cartelle “altre”, utilizzate in convegni e corsi di formazione. Poi arriva Jacopo e i simboli e la CAA… e le mappe divengono visive al quadrato e i video cominciano a prendere sempre più piede.
Video di scuola, di ASL, di vita sparsa qui e lì…
Un’evoluzione di esigenze che richiama e costringe a una evoluzione nei rapporti umani come nei supporti digitali.
Ma di cosa mi occuperei ora se la mia vita non fosse andata così?
Posted on 1 novembre 2014
0