Progetto Elementi: Utilità della Teoria del Campo di Lewin

Posted on 6 dicembre 2007

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Troppo spesso la progettazione di network tende a sopravvalutare il lato informatico dell’interazione a scapito di quello che poi è il motore del network stesso che sono gli utenti considerati come sistemi sociali e psicologici.

Da Elementi teorici per la progettazione dei social network, p.2

Seppure sia semplice definire e disegnare la rete una volta che questa è stata realizzata, ci si scontra con grosse difficoltà nel tentativo di identificare quali siano i fattori che:

1. portano persone ad usare una particolare infrastruttura tecnologica,
2. creano relazioni sociali,
3. creano contenuti collaborativi.

Ibidem, p.17

Le difficoltà di cui sopra riguardano, in primo luogo, il problema di identificare la natura di un atto di decisione (Sull’argomento cfr. Teoria dinamica della personalità. [Di] Kurt Lewin. A cura di Guido Petter. Firenze, Editrice Universitaria, 1965).

Di fronte ad esso, si possono assumere due opposte posizioni:

1) negare ogni determinismo in nome della spontaneità e originalità dell’individuo in ogni istante => si sottrae questo campo di eventi ad ogni indagine scientifica che voglia giungere a formulare leggi

2) affermare che ogni evento psichico è rigorosamente determinato => questo atteggiamento però implicherebbe l’aver risolto il problema della funzione direttiva (e pertanto non soggetta a determinismo) della zona centrale della nostra persona che chiamiamo “io

Consapevole di questo, Lewin evita l’alternativa, proponendo una “terza via”: egli propone cioè che sia utile ammettere, in via provvisoria e a titolo di ipotesi di lavoro che

il comportamento può essere considerato come funzione dell’ambiente e della persona

C=f(A,P)

Ciò significa ipotizzare che ogni atto che una persona compie sia determinato da certe condizioni (stato della persona nel momento considerato e caratteristiche dell’ambiente psicologico entro cui essa si trova) che bisogna scoprire.

Questa impostazione metodologica, sottolinea Petter (pag.X),

è particolarmente apprezzabile e feconda perché introduce in psicologia, mutuandolo dalla fisica, il concetto di campo visto come “la totalità dei fattori coesistenti considerati come interdipendenti”.

Egli pone così in evidenza il nesso dinamico esistente tra i fattori individuali e socio-ambientali puntualizzandolo nel concetto di funzione e superando per questa via la lunga polemica che si era svolta negli Stati Uniti […] circa la preminenza dell”individuale’ o del ‘sociale’ ai fini della spiegazione del comportamento umano.

Ne consegue che, una spiegazione psicologica non deve “isolare” l’individuo dalla totalità di cui è parte ma debba basarsi su una rappresentazione che consideri contemporaneamente le interazioni fra l’organismo e l’ambiente.

Il che mi sembra una prospettiva coerente con la necessità di un “design centrato sull’utente“, che implica la necessità di capire “le attività e le necessità del singolo utente inserito in un contesto sociale” per “progettare un servizio lasciando meno spazio al caso e all’intuito”. [Da Elementi teorici…, p.17]

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