Quello che leggerete sotto, è un intervento che avrei voluto postare all’interno del gruppo Didattica in Facebook? No grazie! però – vedi che sprovveduta – non ne accetta di così lunghi…
Intervengo con una prima doverosa precisazione: se non avessi collaborato con Andreas per le riflessioni metodologiche circa l’utilizzo di una blogo-classe per l’insegnamento universitario e non avessi avuto parte in prima persona a quell’esperienza, forse l’avrei pensata diversamente.
Come docenti e studiosi-curiosi delle dinamiche formative dentro/fuori/attraverso la Rete, è giusto interrogarsi sulle potenzialità di FB soprattutto alla luce di questa travolgente pervasività che fa sì che tu possa ritrovare proprio tutti (fornaio e parrucchiere sotto casa incluso) in questo social network.
Io ho aperto un account su FB prima che scoppiasse questa moda perché volevo vedere come era fatto dentro 😉 e l’ho poi dimenticato finché gli studenti del master in cui sto intervenendo con un modulo sulla didattica dei beni culturali mi ci hanno “tirato dentro”. Non ci sono però arrivati da soli ma grazie a Francesco Leonetti che sicuramente crede molto più di me in questo… contenitore.
Perché poi alla fine di cosa stiamo parlando se non di un nuovo contenitore? Faccio mie le osservazioni circa i limiti di FB in campo educativo fatte precedentemente da Italo Lo Sero – 1) Non è facile da usare. 2) E’ fatto per vendere pubblicità. Gli spazi a dx sono sempre pieni di ‘richiami’… 3) E’ lento. Spesso. 4) E’ sempre aperto a tutti: si vedono in chat tutti gli amici e i loro interventi; ok per l’impiego ‘sociale’ di svago, meno per la didattica – ed anche quelle relative alla ricerca più delle somiglianze che delle differenze fatte da Francesca Scalabrini (se non erro) ma ciò non toglie nulla alla bontà di un intervento didattico che lo reputi adeguato a soddisfare determinate esigenze metodologiche.
Alla fin fine, in Rete hai la possibilità di strutturare il setting pedagogico come più ti piace: puoi decidere se fare lezione all’aperto o “in aula”, con metodo cooperativo o “istruttivo”, con un brano da ascoltare, qualcosa da leggere da scrivere o che so io. Il tutto con una flessibilità impensabile “off line”.
Però, ciò non toglie, che usare FB significa entrare in un recinto in cui non siamo noi i padroni, in realtà. Il problema della proprietà intellettuale sollevato ultimamente dal cambiamento delle regole in corsa da parte di FB meriterebbe di essere ulteriormente approfondito, ad esempio, nonostante le rassicurazioni dello staff. Chi come noi deve affrontare continuamente le problematiche legate al copyright sa che non è una questione di poco conto.
Poi c’è quella della “cancellabilità” dell’account (sì è vero che ora lo oscurano, però… non si cancella). E poi c’è tutto quello… che c’è fuori.
Molto spesso gli studenti con cui abbiamo a che fare, utilizzano già senza un’adeguata consapevolezza la Rete, non solo per ciò che riguarda la netiquette (ed FB, secondo me, è un’ottima palestra per insegnare ciò che non dovrebbe essere fatto nelle relazioni online) ma proprio per ciò che concerne le ricchezze della Rete.
E con i blog che facciamo? Li votiamo al cross-posting? Non c’è poi il rischio che ci si chiuda qui dentro a fare una didattica 2.0 un po’ troppo monocorde? Chi glielo insegna ai ragazzi poi a “surfare” lì fuori? Insomma… c’è proprio tanto su cui interrogarsi.
Gianni Marconato
28 febbraio 2009
interessanti le tue riflessioni. Mi sono permesso di linkare questo tuo contributo nel gruppo
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Maria Grazia
28 febbraio 2009
Grazie 🙂 Sono convinta che la molteplicità dei punti di vista sia sempre a vantaggio di una migliore comprensione dell’oggetto “osservato”.
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Gavriel
28 febbraio 2009
facebook è una cosa che odio 🙂 come tutti i socialnetwork!! (vedi il mio penultimo post! :-P) preferisco di gran lunga il blog, non so spiegarti il perchè.. in fondo si potrebbe definire un socialnetwork anche il blogging? oppure.. si potrebbe definire web 2.0 anche facebook e simili? eheh alla fine mi stai insegnando un sacco di cose sul web.. quindi ti tocca rispondermi!! 🙂
spero di non stressarti troppo!! a proposito.. ho notato che hai più di un blog.. ma nel caso ti venisse voglia di aprire un nuovo blog… penseresti a blogcrew?? l’ho aperta per farla diventare una piccola comunità di blogging!!! ^^
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iamarf
1 marzo 2009
Penso che la vita sia sempre “là fuori”, tutte le volte che sei dentro qualcosa, e per questo FB mi causa claustrofobia. Condivido tutte le preplessità di Maria Grazia e continuo a trascinare i miei studenti fuori.
Tuttavia, siccome gli studenti sono comunque anche “lì dentro” e ce n’è una notevole maggioranza, allora io ogni tanto ci vado, lì dentro, per chiamarli quando mi serve chiamarli e, in generale, per portali “fuori”.
Perché per parlare con una persona bisogna andare a cercarla.
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Antonio Fini
1 marzo 2009
L’hai detto così, en passant.. ma sulla questione del “post troppo lungo” che non si può inserire in FB ci sarebbe da riflettere…
Non sapevo che ci fosse questa limitazione e mi chiedo: è solo un banale problema di usabilità o è voluto? Forse il “sig. FB” non vuole ospitare testi troppo articolati? O è solo un garbato invito a sviluppare capacità di sintesi? 🙂
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Maria Grazia
2 marzo 2009
@Gavriel
le tue domande meritano una disquisizione un po’ più lunga, quindi a brevissimo (scusa ma gli impegni si sovrappongono tremendamente) farò un post in cui tratto un po’ più adeguatamente le questioni che poni tu. Ovviamente mi onora 😉 che tu stia imparando qualcosa da queste parti anche perché sei il mio unico studente virtuale vero e proprio! Dunque… Abbi fede 🙂
@Andreas
“Perché per parlare con una persona bisogna andare a cercarla.” E infatti. Ci tocca andare anche nelle “osterie virtuali” per recuperarli ‘sti ragazzi ;-D
@Anto
In effetti l’ho buttata lì per vedere chi avrebbe colto… Probabilmente se avessi fatto una nota (si chiama così, no?) forse ce l’avrei fatta. Ma poi avrei dovuto mettere il link della nota nel commento… A quel punto meglio usare il mio blog! Numero di caratteri a parte, secondo me, Fb non è ergonomico. Non riesco a “familiarizzare” adeguatamente con l’ambiente. Ho capito più o meno come si usa ma io non mi ci trovo bene. Didattica o non didattica!
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jonathanflint
22 giugno 2009
Uno strumento vale l’altro per chi sa suonare. Con l’arpa o con un filo d’erba forse la musica sarà meno bella!
BuoNet a tutti noi 😉
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Maria Grazia
22 giugno 2009
Ma un ambiente non vale l’altro… Suonare il violino tra i clacson è diverso che farlo in un auditorium. O no? 🙂
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gianni scaburri
21 luglio 2009
Considerato che un clacson emette pur sempre un suono mi pare sempre più difficile e soggettivo tirare la riga tra un dentro e un fuori dalle reti.
La macchina raggiunge livelli interattivi al terzo livello ma la sua potenza è subordinata ad altro.
1°) ai saperi che i docenti riversano nelle applicazioni in rete.
2°) alla conoscenza del linguaggio.
3°) alla flessibilità dei docenti.
Trovo formidabile la ricerca per riuscire ad esprimersi con pochi caratteri.
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