Sulla differenza tra “istituti” e “istituzioni” scolastiche

Posted on 19 settembre 2008

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Con incredibile magnanimità, Tuttoscuola ci comunica che

Molti giornali, e anche qualche addetto ai lavori, sono caduti in questi giorni nell’errore di confondere le “istituzioni” scolastiche, che sono attualmente 10.746, con gli “istituti” scolastici (scuole, plessi, sedi distaccate, ecc.), che sono circa 42 mila.  E’ bene dunque chiarire che se una istituzione scolastica (direzione didattica, istituto comprensivo, ecc.) verrà chiusa e accorpata ad un’altra, scompariranno la presidenza e la segreteria, con il dirigente scolastico e gli impiegati, ma le scuole dipendenti con i loro alunni e i loro insegnanti rimarranno al loro posto, passando alle dipendenze di una nuova istituzione scolastica con un altro dirigente scolastico e con un’altra segreteria scolastica, continuando a fare quel fanno oggi (insegnare e apprendere).

Nessun problema, quindi, per gli istituti scolastici (scuole, plessi) dove viene erogato il servizio agli alunni che continueranno a funzionare là dove si trovano attualmente.

Poiché sono una un po’ pignola, sono andata a rileggermi l’art.64 della legge 133/2008, che tratta delle “Disposizioni in materia di organizzazione scolastica” nell’ambito del “Contenimento della spesa per il pubblico impiego”. Al comma f-ter, si legge:

nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici aventi sede nei piccoli comuni, lo Stato, le regioni e gli enti locali possono prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti.

Nel caso Tremonti abbia cambiato idea, sarebbe il caso che Tuttoscuola lo comunicasse anche al resto dell’Italia, citando le fonti normative.

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