La vita piena

Posted on 21 gennaio 2013

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La leggenda (materna) narra che io sia nata in una freddissima giornata nevosa, con un paio di occhi bellissimi e una massa di capelli stranissimi: per tutto il primo anno anno di vita, sembra che stessero a posto solo con il sapone… Il problema, probabilmente, era quello di volerli piegare seguendo un verso che non era il loro 🙂 E così, dovetti aspettare di cotonarmi i capelli per una festa di Carnevale di adolescenti,  ^_^ per capirne finalmente la vera natura e comportarmi di conseguenza.

Chi conosce (anche solo in parte) la storia di questi miei primi 44 anni, sa che c’è ben poco che possa essere definito “nella norma” in questo pezzo di esistenza e – viste come sono andate le cose negli ultimi 15 anni, dopo una breve parentesi che avrebbe potuto far pensare altrimenti – credo sia arrivato per me il momento di prenderne atto, considerando la cosa … “nella norma”.

E allora stamattina mi sono regalata un lungo, lento e rilassato vagabondare per la città, perdendo tempo, distillando pensieri… e chiedendo credito al solito bar (per fortuna!)  in cui sono andata a fare colazione dimenticando di non avere in tasca neanche uno spicciolo di contante. Insomma, un vero ritorno alle origini.

La danza delle grandi madri [C. Pinkola Estés]E così mi sono ritrovata in libreria a cercare le parole che mi mancavano e che, dietro una copertina azzurro cielo, sussurravano così:

La casetta nella foresta

Ah, cara Anima coraggiosa…
Benvenuta…
Vieni, entra…
Ti stavo aspettando… sì. tu insieme al tuo spirito! Sono contenta che tu sia riuscita ad arrivare fin qui…

… Vieni, siediti accanto a me un pochino. Ecco, ritagliamoci un po’ di tempo dalle “molte cose ancora da fare”. Abbiamo tempo per farle tutte più tardi. Ti posso assicurare che in quel giorno lontano in cui giungeremo alla porta del paradiso non ci verrà chiesto con quanta cura abbiamo spolverato le crepe del marciapiede. Bensì con quanta profondità abbiamo deciso di vivere, e non da quante “importantissime” stupidaggini ci siamo fatti seppellire.

E dunque, per il momento, lasciamoci per un poco allietare da dolci pensieri prima di tornare a parlare del nostro mondo da baraccone.

Il nostro mondo da baraccone… Interessante, no? E cosa dire delle “importantissime stupidaggini” da cui ci siamo fatti seppellire? Con quanta profondità abbiamo deciso di vivere? Con cosa è giusto riempire la propria vita? Che voglia di scriverne sul blog, ho pensato. E’ tanto tempo che non ho più tempo per farlo…

E mentre pensavo così, che ci crediate o no, l’occhio è caduto su  una quarta di copertina in cui si narra di qualcuno 😉 cheneuromante

si è messo contro l’organizzazione sbagliata e per vendetta è stato privato della capacità di connettersi al cyberspazio, e isolato nella prigione di carne del suo corpo…

Senza certo voler fare paragoni con un classico della letteratura cyberpunk, continua il mio periodo di “astinenza” – tranne il minimo indispensabile – dalla comunicazione/relazione online: questo non significa che non mi manchino i miei amici di Rete (e tanto anche) ma è un po’ come quei periodi di meditazione da cui spero di tornare un po’ più saggia e un po’ meno fragile.

E allora vi lascio con il regalo che mi sono scelta dalle pagine della cantadora junghiana, augurandomi di vivere sempre più pienamente questo bizzarro vita destino che mi insegue da  ancor prima che nascessi. Per me e per chi mi sta vicino.

Lei voleva dire che quando una persona decide di vivere la vita il più pienamente possibile, anche i molti altri che le sono accanto “prenderanno fuoco”. Nonostante le barriere, le restrizioni e persino le sofferenze, se una persona le supera e vive davvero, anche gli altri vivranno più pienamente, compresi i bambini, i compagni, gli amici, i colleghi, gli estranei, le creature e i fiori. “Quando una vive pienamente, così fanno anche gli altri”. E’ questo l’imperativo principale della donna saggia; vivere in modo tale da ispirare anche gli altri. Vivere la vita secondo la propria spiritualità in modo tale che gli altri ne prendano esempio.